2020 - Chapter 1 - Science Fiction Novel in Italian

in #ita7 years ago

Mi chiamo Francesco e sono (secondo mia madre) un cervello italiano fuggito a Londra, insieme a due piedi taglia 46, capelli nerissimi e occhio ceruleo ancorché partenopeo.
Lavoro per una grande banca, che mi paga per cercare correlazioni: relazioni di causa-effetto fra fenomeni senza nessi ovvi.

Le correlazioni sono come pepite d'oro nascoste in un fango matematico chiamato “rumore bianco”. A forza di girare e rimestare in un calderone di informazione, osservando scorie di universo da tutti gli angoli possibili, ad un certo punto il bagliore che colpisce il tuo sguardo è inconfondibile. Hai visto la tua pepita: qualcosa che nessuno prima di te aveva notato.

L'arnese con cui rimesto in questo fango è il Web semantico (ne riparleremo). L'ultima pepita che ho trovato è un nesso fra il prezzo delle pance di maiale in vendita al Chicago Mercantile Exchange e le previsioni meteorologiche di medio termine per una remota regione della Cina, che alcuni analisti considerano una zona ideale per l’allevamento intensivo dei maiali nei prossimi 5 anni. La mia banca ha guadagnato 30 milioni di sterline nelle ultime due settimane grazie a questa scoperta.

Sto andando incontro a Laura, la mia ragazza. Inglese di Oxford. Bionda, pallida, sguardo azzurro anche lei. Calza il 39 ed ha due bei seni a pera. Quest’ultimo dettaglio è importante (in questa storia tutti i dettagli lo sono).
Laura studia fisica e per hobby scrive storie per bambini. Lei dice che la meccanica quantistica è una sorgente di ispirazione ineasuribile per le sue storie. Lo dice con un sorrisetto enigmatico.
Laura spesso dice cose apparentemente vacue, ma in realtà profondissime, con un’aria apparentemente vacua. Il risultato è molto sexy, secondo me.

Esco dalla stazione della metropolitana. Mi aspetta una pioggia fine, ma fredda e cattiva. Per fortuna il pub è a pochi metri.
C’è qualcosa in quel pub che sfida l’eternità: odori, suoni, e facce. Ad esempio la faccia dell’uomo che serve la birra, rubizza come quella dei suoi antenati, e quelle di due avventori, presenti ogni giorno, che sembrano usciti da un romanzo di Dickens. Sono entrambi bassi, magri, con lineamenti delicati e un perenne sorriso beffardo. Io li chiamo “gli Hobbits”.

Image Source: pixabay.com
E poi c'è Laura. Non mi ha ancora visto. Sta guardando qualcuno che è seduto di fronte a lei. Dal suo sguardo, è chiaro che si tratta di un uomo. Mi avvicino un po', senza farmi vedere. Un tipico maschio da pub dei quartieri alti è seduto di fronte a lei e tenta ovviamente di rimorchiarla.
Tengo sotto controllo l'indole partenopea e decido di godermi la scena da lontano, sapendo esattamente cosa sta per succedere. Perfino il barista e gli Hobbits lo sanno, perchè hanno già visto molte volte Laura in azione. Loro però non capiscono esattamente come diavolo faccia a far scappare gli uomini...

Nel giro di pochi minuti, Laura si prende ferocemente gioco del malcapitato. Il copione è sempre lo stesso: inizialmente attira il maschio atteggiandosi ad oca giuliva e sinuosa. Poi, opera una trasformazione graduale e demoniaca, irrigidendosi sia nel viso che nel corpo, fino ad impersonare un'epistemologa lesbica e sieropositiva, inducendo l'ometto alla fuga.

Al termine di questo sacrificio umano mi siedo accanto a Laura, congratulandomi per la sua ennesima vittima. Siamo in gennaio. Ci ritroviamo oggi dopo una settimana di separazione. Ho passato qualche giorno a Napoli, in famiglia.

La conversazione debutta prevedibilmente con la rievocazione dei momenti forti vissuti insieme nei parties di fine anno, i buoni propositi per l’anno nuovo, e l’incredibile densità di “buone notizie” da ogni angolo del pianeta. Dopo un anno di forte crisi economica, turbolenze sui mercati finanziari, timori irrazionali di fine del mondo, terremoti ed altre sciagure, da qualche settimana sembra che tutto vada per il verso giusto: accordi planetari contro il global warming, fine della siccità nel Corno d'Africa, cooperazione fra nord e Sud in Europa, ecc, ecc.

Sono ancora stanco per il viaggio di ritorno dall'Italia. Conversare mi stanca.
Inevitabilmente, smetto di guardare ed ascoltare Laura e mi lascio avvolgere dalla mia ossessione per le correlazioni. Sto osservando la schiuma della sua birra, ipotizzando un qualche nesso fra la quantità di schiuma e la temperatura della birra stessa.

E’ in questi momenti che Laura ama prendersi gioco di me e riguadagnare la mia attenzione lanciando la sua esca di sensualità ed intelligenza.
Senza preavviso, immerge un dito nella schiuma della mia birra, se lo porta alle labbra ed esclama:

“Sai, nanetto, il nostro universo è come la tua schiumetta!”

Un gesto scostumato, una frase sibillina, una rima infantile e un doppio senso sessuale. Il tutto in tre secondi.
Adesso non posso piu’ staccare gli occhi dalla sua bocca. Le chiedo di chiarire il senso della sua frase, per il piacere di vedere quelle labbra muoversi.
Non riesco ad ascoltare la sua spiegazione. Colgo solo frammenti sconnessi: ...gravità quantistica....principio di indeterminazione...

Metropolitana. Rientriamo.

Al pub, Laura mi ha lanciato la sua esca e io ci sono cascato. Se non faccio nulla, mi terrà al guinzaglio del suo fascino fino a casa e poi mi prenderà come una sort di Big Jim in erezione permanente, il che è tollerabile ma non ideale per me.
Però, la mia conoscenza del suo corpo e delle sue reazioni mi offre una possibilità per riequilibrare il gioco proprio qui, sul treno...

Image Source: pixabay.com
Laura è in piedi. Si sostiene ad un palo metallico perché il treno viaggia veloce. Mi ignora, sicura di avermi in suo potere, e guarda il soffitto del vagone con la sua aria da collegiale innocente.
La densità di passeggeri è elevata. Siamo a due metri l’uno dall'altra. Comincio a derivare verso di lei, scivolando fra corpi tristi e inespressivi. Quando arrivo a cinquanta centimetri di distanza vengo notato dalla mia bella, che però non intuisce il mio piano (o così mi piace credere) e continua ad ignorarmi.

Azione.

Con un gesto fintamente neutro, sollevo il mio braccio destro e le mie dita sfiorano i suoi seni. La combinazione di una giusta pressione, velocità, e conoscenza approfondita della sua anatomia mi hanno permesso di stimolare i suoi capezzoli in un modo che lei adora.
La verifica è immediata: gli angoli della sua bocca si contraggono, le labbra si schiudono quasi impercettibilmente e lo sguardo cambia.
Ho marcato un punto. Adesso mi guarda con un'espressione di finto rimprovero, sperando che io non insista perché potrei prendere il sopravvento e metterla (per una volta) in imbarazzo.
Indossa un pantalone molto leggero e vaporoso. Io so che il suo slip è in realtà un tanga. Sono dietro di lei e la mia mano sinistra, che tiene un ombrello, non ha difficoltà ad iniziare e dissimulare una carezza profonda fra le sue natiche, dal basso verso l’altro. La reazione, prevista e desiderata, mi delizia: le sue reni si inarcano impercettibilmente (ma non per me), le labbra si schiudono ulteriormente, e un brevissimo fonema, fra il rantolo e il gemito, mi dà la certezza del mio successo.
Il treno è affollato e rumoroso. Io so che nessuno ha notato la reazione animale di Laura al mio tocco. Lei però non può esserne sicura, e da buona britannica è terribilmente imbarazzata dall'idea che uno sconosciuto possa intuire la sua eccitazione. Adesso mi guarda con aria sinceramente indispettita, ma l'eccitazione che cerca di celare si legge sulle sue labbra.
Preparo il colpo di grazia. Anche i miei pantaloni sono leggeri...
Approfitto di una frenata brusca del treno per rovinarle addosso, appoggiando sulle sue natiche la mia verga e non risparmiandole un colpo di reni sapiente.
Geme, come se le avessero pestato un piede, e mi guarda furiosa. Le sue mani stringono il palo metallico e adesso si muovono su e giù in modo francamente indecente. Sta tentando di eccitarmi più di quanto io abbia eccitato lei, per riprendere il sopravvento. Ma è troppo imbarazzata dal luogo pubblico, quindi desiste.

Chi ha vinto? Lo scopriremo a casa....

Appena chiusa la porta, Laura comincia a provocarmi: battutine scioviniste sugli Italiani sempre in calore, certe cose non si fanno in metropolitana (evidentemente per i Londinesi la metropolitana è una specie di luogo sacro), ecc, ecc. Per darsi un contegno finge di preparare il tè, dandomi le spalle.

Mi avvicino, le agguanto un capezzolo con una mano mentre l’altra si fa strada (nonostante i pantaloni) nella sua vulva. Semplice, rozzo e prevedibile, direte voi. Eh no, certe cose bisogna saperle fare...io so esattamente come e quando prenderla. La so suonare come uno Stradivari.

Lancia un grido da gatta furiosa e si gira con uno sguardo aggressivo. La bocca adesso è aperta, come se dovesse gridare di nuovo. Invece resta così, per due interminabili secondi.

All’improvviso la sua lingua appare come una saetta e mi lecca velocissima sul collo. La stessa sensazione di un graffio delle sue unghie sulla mia carne intima...una scossa elettrica a 220 volts.
L'avrete capito: ha vinto lei di nuovo. Ha ripreso il controllo della situazione. Adesso può far muovere il mio membro senza toccarlo, come una burattinaia. Quando mi bacia e mi lecca, anche solo sul viso, è come se la sua lingua arrivasse a toccarmi dappertutto.

A partire da quel momento i miei gesti sono quelli che lei desidera e mi impone, telepaticamente. Per prima cosa sono costretto al rito di devozione verso i suoi capezzoli. Poi, con un gesto quasi violento, mi spinge la testa verso il suo pube. Devo degustare la sua ostrica. Fragranze di Mare del Nord, alghe, con un pizzico di zenzero.
Tento di ribellarmi prendendo un'iniziativa personale. Troppo presto, forse. La punizione è immediata...mi tira per i capelli verso il suo viso, mi pianta le sue unghie nelle natiche e mi addenta un capezzolo.
La penetro come un gorilla e, se Dio vuole, riprendo il sopravvento (o così credo).

Il suo orgasmo è un parto. Geme, si libera. Dopo, continua a sussultare per un minuto. Sembra un animale ferito. La avvolgo di dolcezza.

Ancora una volta, il sesso con Laura è stato stupefacente, quasi mitico. Nonostante questo, le mie nevrosi sono sempre in agguato. Anche nei momenti più intensi, si affacciano nella mia mente pensieri parassiti e associazioni di idee improbabili fra l’anatomia della mia donna ed astrusi concetti matematici. Questa volta però fortunatamente lei non se ne è accorta...

Apro gli occhi, acchiappo uno slip e mi dirigo verso la cucina, nella semioscurità di un tardo pomeriggio di gennaio a Londra. Un buon espresso esorcizzerà il buio e l’umidità di questa giornata, rischiarata unicamente dalla pirotecnia della mia gatta calda.

Dopo l'amore, di solito la semioscurità mi permette di prolungare per molti minuti il mio stato di serenità e rilassamento. Questa volta però in cucina mi aspetta una sensazione orribile: i miei piedi nudi si trovano a pasticciare in una moquette intrisa di marmellata e dopo pochi secondi le formiche cominciano a farmi il solletico. Superato lo choc, e puliti i piedi alla meglio, carico la moka e agguanto l'accendigas.
Allora, succede qualcosa di molto strano, sebbene apparentemente senza conseguenze. La scintilla dell’accendigas è più grande del solito, e dura molti, troppi secondi.
Sembra un fulmine globulare in miniatura, che rischiara assurdamente la cucina.
Il caffè invece è normale.

Quando racconto a Laura dello strano bagliore in cucina, lei dopo qualche secondo di apparente riflessione, ipotizza:

“Dev'essere legato allo sbalzo di pressione, honey”.

Ci casco, e comincio ad analizzare ad alta voce i dati meteorologici degli ultimi tre giorni. Laura scoppia a ridere e chiarisce il suo pensiero:

“Parlavo della tua pressione, baby! Pensa a tutto quel sangue, che quando ti sei alzato dal mio letto all'improvviso ha migrato dalla tua piccola testa a quella grande...!”

Lei è così.

Sort:  

Ciao!Sono stato a Reggio Emilia 12 anni fa. Andato a Modena,Parma,Milano,Verona,Bergamo.Mi piace Italia.

Very interesting article. I already knew this but it was good to re-read about it. It's also good to see many people are concern by the subject. @claudiop63