In natura, alcune sostanze estratte da funghi o piante, se sintetizzate chimicamente e assunte dall'uomo, sono in grado di modificare la struttura cerebrale e agevolare la comunicazione neuronale; in questo modo disturbi come la depressione e altre patologie ad essa associate trovano un possibile rimedio oltre che una grande svolta in ambito medico e scientifico. Possibile ma vero, stiamo parlando di droghe psichedeliche.
ATTENZIONE: il seguente post non incita in alcun modo ad usufruire di sostanze stupefacenti, ma rivela quali possono essere aspetti benevoli in ambito medico fra i numerosi effetti collaterali che provocano.
La parola "psichedelico" deriva dall'inglese psychedelic che a sua volta prende spunto dall'unione di due parole greche che sono psiche (ψυχή) e manifestare, (δήλος), che in questo contesto assumono il significato del così detto "allargamento della coscienza", fenomeno che appunto si verificava con l'assunzione di determinate sostanze come LSD. Quest'ultimo in alcune persone causa allucinazioni ma nella maggior parte che ne fa uso, provoca un forte aumento della percezione, di conseguenza la realtà risulta alterata, si vive uno stato di tensione emotiva e le emozioni sono completamente amplificate.
Non è un caso se artisti o poeti del periodo del Decadentismo assumevano droghe ritenendo che solo in questo modo la vera essenza della propria creatività artistica prendesse vita, che fosse l'alternativa ideale per mettere in luce quello che fosse il proprio mondo interiore della psiche, senza nessun freno inibitorio.
La psichiatria è una disciplina medica che solamente recentemente ha acquistato una propria dignità: è infatti proprio nel ventesimo secolo, grazie anche alle scoperte scientifiche e ad i nuovi farmaci per il trattamento dei disordini mentali, che la persona con questo tipo di patologie viene considerata un "paziente". Nel diciottesimo secolo ad esempio, gli affetti da disturbi mentali erano emarginati, confinati negli "asili", sottoposti ad esperimenti come lobotomie e considerati non da essere umani. Ancor prima, nell'antichità, chi soffriva di disturbi di questo tipo era semplicemente considerato "pazzo" o "indemoniato" e talvolta condannato a morte. Nell'era moderna, grazie anche alle scoperte in campo neurofisiologico, tutti i disturbi sono classificati e hanno criteri diagnostici definiti: questo ha permesso di abbandonare totalmente la definizione di "pazzo" per trasformarla in quella di "paziente". Ad oggi, le patologie di carattere psichiatrico sono raccolte nel Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorder (DSM), un manuale nella quale troviamo le caratteristiche di depressione, ansia, anoressia, dipendenza, schizofrenia e tutte le altre condizioni di alterato stato mentale.
Senza entrare nel dettaglio di queste patologie che esula dallo scopo di questo post, è sufficiente sapere che tutti i disordini mentali hanno in comune basi biologiche, più precisamente alterazioni a carico di dei neuroni dei sistemi serotoninergici, gabaergici e altri neurotrasmettitori. Un eccesso o un difetto nella secrezione di questi neurotrasmettitori a livello delle aree cerebrali (come l'ippocampo, l'amigdala ed il sistema limbico in generale) coinvolte nei processi di ideazione e della regolazione del tono umorale, determinano la sintomatologia della depressione, dell'ansia, della schizofrenia. Per farvi un esempio concreto, pensate all'Alzheimer o più semplicemente al soggetto anziano. L'Alzheimer è una patologia neurodegenerativa in cui alcuni sistemi dopaminergici risultano essere ipofunzionanti. La demenza senile, processo neurodegenerativo "fisiologico", comporta allo stesso modo un indebolimento della secrezione di alcuni neurotrasmettitori a causa dell'atrofia di alcune aree cerebrali. Non è un caso che entrambe queste patologie siano associate ad un alto tasso di disturbi d'ansia e depressione. Rimane affascinante come una molecola, influenzando la scarica di un neurone, possa causare alterazione nei nostri pensieri.
Un recente studio condotto dal ricercatore David E. Olson , del Dipartimento di biochimica e medicina molecolare presso l'Università della California, pubblicato sulla rivista Cell Reports, rivela uno degli aspetti più sorprendenti che farmaci psichedelici hanno sul sistema nervoso in quanto contribuiscono alla crescita di neuriti sui neuroni. I neuriti sono simili a delle ramificazioni del neurone che gli permettono di comunicare con altri neuroni circostanti. I disturbi dell'umore, come la depressione, sembrano essere determinati da alterazione strutturali di circuiti cerebrali, in cui i neurotrasmettitori hanno difficoltà a funzionare regolarmente; in questo caso vediamo coinvolte aree della corteccia prefrontale (PFC), importante per il controllo di emozioni, comportamenti cognitivi e per il controllo dell'ansia, in cui i neuriti risultano atrofizzati con una tendenza a ritrarsi. Questo significa che determinate sostanze psicoattive possono contribuire al risanamento di reti neuronali danneggiate nella corteccia prefrontale grazie all'aumento di spine dendritiche.
💡 Sapevi che...?
Il termine "droga" è nell'uso comune, utilizzato impropriamente: la parola indica infatti una sostanza estratta da vegetali che può essere utilizzata in diversi ambiti, dalla cucina alla medicina. Esisteva infatti una figura, quella del "droghiere", da cui si poteva acquistare spezie, aromi ed erbe ad uso officinale . La connotazione negativa è solamente recente e deriva dall'abuso di droghe stupefacenti e dal traffico illecito di queste. In Amazzonia, cresce una particolare pianta, chiamata Ayahuasca Caapi: la bevanda creata dalle sue foglie ha un forte potere allucinogeno e viene tutt'ora utilizzata a scopo cerimoniale ed in medicina. La pianta contiene infatti DMT, nota sostanza psichedelica capace di produrre effetti allucinogeni.
Normali terapie a tali disturbi, impiegano molto tempo per mostrare i primi effetti ed i comuni anti-depressivi sono inefficaci su più del 30% della popolazione. Per tale ragione Olson e i suoi collaboratori hanno cercato di identificare e perfezionare nuovi farmaci che rimediassero al problema; sia in vitro che in vivo questi farmaci psichedelici hanno mostrato un effetto simile alla ketamina a livello neuronale, con aumento della densità di spine dendritiche e la densità delle sinapsi, con un effetto più potente quando si utilizzava LSD. Così droghe come LSD, DMT, DOI sono state sperimentate in un primo momento sui ratti, e in seguito sono state iniettate in moscerini; non sono stati eseguiti test sugli umani ma i test effettuati su vertebrati ed invertebrati producono effetti simili tra diverse specie animali. Questo ci fa supporre che attraverso l’evoluzione alcuni meccanismi siamo in comune, e di come sia possibile che le droghe psichedeliche possono avere effetti benefici simili anche nell’uomo. In particolare, queste sostanze potrebbero giovane ai pazienti affetti da depressione maggiore, ansia generalizzata, disturbo post traumatico da stress e nelle dipendenze.
Le principali sostanze che hanno garantito un risultato negli esperimenti effettuati sono il DMT e LSD;
DMT è l'acronimo di dimetiltriptamina, una sostanza allucinogena o psicoattiva, presente in piante come la mimosa, le graminacee e molte altri o funghi. La loro estrazione è possibile attraverso dei solventi (alcool) o con dei processi di distillazione che permettono la divisione di due o più sostanze che derivano dallo stesso composto. L'utilizzo del DMT risale a tempi antichi in cui veniva utilizzato per riti religiosi di popolazioni amazzoni; ad oggi è ancora impiegato in riti sciamanici per entrare in contatto con l'aldilà. Una volta che questa sostanza è entrata in circolo, raggiunge il sistema nervoso, assume quasi la funzione di un neurotrasmettitore il quale, interagendo con recettori serotoninergici, dopaminergici e adrenergici, provocano allucinazioni.
LSD o per meglio dire dietilammine-25 dell'acido lisergico, è una delle droghe psichedeliche più potenti e comuni, che si ricava dalla sintesi chimica di funghi parassiti che si sviluppano su segale e altre graminacee. Le recenti scoperte del dott. Olson e della sua equipe, hanno dimostrato che tale sostanza aiuta la comunicazione tra neuroni, promuovendo maggiore plasticità neuronale, al punto da attenuare disturbi depressivi, post traumatico da stress, disturbi d'ansia e ad essa altri associati. LSD agisce sia sul sistema nervoso centrale (SNC) sia sul sistema nervoso periferico (SNP), in cui una volta arrivata al cervello, interagisce in particolar modo con i recettori post-sinaptici della serotonina, un neurotrasmettitore che più comunemente è conosciuto come "ormone del buonumore"; oltre ad essa, come il DMT, questa droga si lega ad altri recettori quali per la dopamina, il glutammato e gli adrenorecettori. Nonostante sia stata testata in ambito psicoterapeutico e psichiatrico, rimane tutt'oggi ad uso illegale, il quale nessun medico potrebbe mai prescrivere perchè è ritenuta una sostanza stupefacente.
I ricercatori non credono che droghe di questo tipo possano essere usate in futuro per queste patologie, al contrario sono convinti che possano dare il via alla produzione di nuovi farmaci sicuri, in grado di sollecitare i neuriti. In realtà un primo passo per questo tipo di ricerca è già in atto, in quanto la ketamina è un tipo di droga attualmente in uso in contesti ospedalieri, con funzione stimolatrice per la produzione di neuriti; la differenza sostanziale che la distingue dalle sostanze precedentemente citate, è l'interazione con recettori diversi.
Se ricerche future avranno esiti positivi, ci sarà un grande cambiamento innovativo per far fronte a terapie umorali.
Scritto da: | @steempsych |
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Studentessa in Scienze e Tecniche Psicologiche, ha tanti interessi che vanno dallo studio del comportamento umano, al cibo, con una grande passione per serie TV e sport. Ambiziosa e determinata, è entrata su steemit per dedicarsi ad argomenti sulla mente e le abitudine dell'uomo, i condizionamenti sociali che subisce, con riferimenti scientifici. | |
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In merito agli studi sull'LSD mi colpì l'articolo su Nature riguardante l'uso dell'imaging sotto effetto di allucinogeni per analizzare lo stato di coscienza.
Intanto mi sono bookmarkato il vostro ultimo link in bibliografia, vedo di leggerlo stasera!
✌️Complimenti per il post, sia nell'introduzione che nella presentazione delle informazioni è molto scorrevole @steemit-italia.
Grazie mille @bafi . L'articolo di Nature che hai riproposto è davvero molto interessante; c'è anche da dire che la coscienza e tutto ciò che deriva da essa sono tra gli argomenti piú studiati e nonostante questo le informazioni che abbiamo a disposizione non bastano per spiegare molti aspetti degli stati di coscienza..
Interessante e controverso, se si considera la popolazione che può leggere questo articolo e pensa che negli anni '60 geni come Syd Barret fossero discriminati dall'uso dell'LSD, ovviamente, nulla di ciò che è in eccesso è buono.
Già, quello è vero, il troppo stroppia si dice. Anche se comunque la ricerca parla di molecole simili a lsd. Rimane stupefacente il progresso della scienza in questi campi
Esattamente, infatti si presume che i vari problemi mentali di Syd Barret fossero dovuti appunto all' "abuso" di questa sostanza.. A questo proposito confermo quanto detto da @cryptoitaly che si tratta di molecole con principi attivi simili a quelli del LSD; ponderare le quantitá di qualsiasi cosa fará sempre la differenza :)
Lo sapevo che dovevo drogarmi per calmare l' ansia :P Battute a parte post molto interessante, di tali droghe e dei loro effetti sapevo poco e nulla tranne le informazioni distorte ricevute da film e simili.
L'Ayahuasca non è un tè ricavato da foglie, è un po' più complicato produrla...
L Ayahuasca utilizzata nel testo fa riferimento all Ayahuasca Caapi, ovvero la pianta.. c'è un po' di confusione forse perché la bevanda che se ne ricava si chiama Ayahuasca uguale, che come dici te ha un processo di lavorazione lungo!
Ora dovrebbe essere più chiaro nel testo!
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