DETENUTO N°8496


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ITA

Giorno sessantasei.

Mio adorato Jeff, non riuscirò mai ad abituarmi alla tua lontananza e tutti i giorni di questa pena che giacciono d’innanzi a me saranno sempre una fonte di sofferenza. Cerco di distrarmi, come meglio riesco, per evitare di pensare quanto lungo ancora sia il tempo che ci separa. Mi diletto a scrivere, a leggere i racconti che con tanta premura nei miei confronti continui a spedirmi, cerco qualsiasi svago mi possa tenere tanto distratto quanto al sicuro dai pericoli del carcere. È veramente un’impresa titanica non cadere preda delle insidie che si nascondono in ogni dove, ma per te sono persino disposto a sfidare gli stessi Dei, mio angelo.

Il lavoro in lavanderia prosegue inarrestabile, abbiamo ancora una gigantesca mole di divise da rammendare e tirare a lucido. Se questo mestiere non mi donasse la soddisfazione di sgombrare la mente dai pensieri e concentrarmi solo sul mio compito, probabilmente impazzirei a dover scrostare con tanta fatica tutto il sangue che le ricopre. Mai visto tanto sangue in tutta la mia vita, la mia fortuna è non soffrire di emofobia. Un paio di nuove leve sono svenute a causa di questo ammorbamento, un momento prima erano davanti ai miei occhi fieri di aver trovato un modo per stare lontani dai rischi della prigione e il momento seguente erano scomparsi dalla mia vista, crollati a terra di netto emettendo un violento tonfo. Li abbiamo portati in infermeria di fretta e furia, temendo il peggio, per poi scoprire che erano solamente svenuti e, tranne un piccolo trauma alla testa dovuto alla loro caduta null’altro li affliggeva. Abbiamo tirato un sospiro di sollievo e siamo ritornati a lavorare.

Eravamo incredibilmente buffi mentre li scortavamo in infermeria, con i corpi dei due malcapitati incastrati all’interno dei carrelli in modo tale che avessero un minimo di ossigeno per respirare. La parte più difficile non è stato sbatterli dentro, ma ritirarli fuori una volta arrivati a destinazione. Pesavano così tanto che ci siamo dovuti persino far dare una mano dalle guardie che ci sorvegliavano in quel momento. È stato veramente strano vivere un momento esilarante all’interno di questo luogo opulento di tristezza e disperazione. Era così comica la scena che, mentre mi sforzavo di disincastrarli dalla posizione in cui si erano ritrovati, scoppiai a ridere, una risata quasi isterica. Tutti si girarono a guardarmi, al che le mie risa si intensificarono invece di attenuarsi. Stavo quasi per smettere di ridere, quando una delle due guardie che si era accinta ad aiutarci per il troppo impegno nel tirare fuori i due galeotti ha mollato un peto. In quel preciso istante, mentre io stavo ancora cercando di soffocare la mia risata, ognuno dei presenti scoppiò in una fragorosa risata. La stanza si riempì delle risa di ognuna delle persone che vi erano all’interno, anche se la più intensa proveniva dallo stesso autore della flatulenza, una risata nervosa provocata dall’imbarazzo.

Non ridevo così di gusto da un po’ di tempo oramai, e mi ha fatto veramente piacere. Nell’istante in cui inizialmente io e poi tutto il resto dei partecipanti siamo esplosi a ridere ho completamente rimosso il posto in cui mi trovavo, non pensavo più ad altro che a ridere e alla situazione per la quale ridevo; non pensavo al carcere, al mio dolore e nemmeno alla tua mancanza. Purtroppo quando gli animi si sono calmati è riaffiorato tutto alla mente, come un violento urto. Per un momento, brevissimo ma vero, io mi sono sentito liberato da ogni fardello, da ciascuno di quei pensieri che mi tormenta dal primo giorno di incarcerazione.

Si dice che “Il sorriso è la miglior medicina”, ma mai come oggi ho provato quella sensazione appagante e curativa che da una bella risata, mai come oggi ho avuto prova certa di questo detto, mai come oggi una situazione tanto comune quanto a tratti crudele come ridere di qualcun altro mi ha fatto star meglio con me stesso. La pace risiede nei piccoli gesti, la pace temporanea che ho provato durante quella sincera e forte risata non so più quando ancora mi ricapiterà di provarla qui dentro.

Oggi è stata una giornata atipica, e sono veramente lieto di averla potuta vivere per spezzare la routine di depressione e agonia che aleggiano all’interno della prigione. Quindi Jeff, mio caro, ridi perché sono sicuro che anche tu ti sentirai meglio, meno ansioso e più vicino a me. Torneremo presto a ridere insieme, ma fino ad allora non trattenerti, sfoga quanto hai dentro di te in una potente ed intensa risata.

Con un gran sorriso e tanto amore,

DG.


ENG

Day sixty six.

My beloved Jeff, I will never get used to your distance and all the days of this pain that lie before me will always be a source of suffering. I try to distract myself, as best I can, to avoid thinking about how long the time that separates us is still. I am delighted to write, to read the stories that you continue to send me with such concern, I seek any amusement that can keep me as distracted as I am safe from the dangers of prison. It is truly a titanic undertaking not to fall prey to the pitfalls that are hidden everywhere, but for you I am even willing to challenge the Gods themselves, my angel.

The work in the laundry continues unstoppable, we still have a gigantic amount of uniforms to mend and polish. If this profession did not give me the satisfaction of clearing my mind of thoughts and concentrating only on my task, I would probably go crazy having to peel all the blood that covers them with so much effort. Never seen so much blood in all my life, my luck is not to suffer from hemophobia. A couple of new levers passed out because of this softening, a moment before they were in front of my eyes proud of having found a way to stay away from the risks of prison and the following moment they had disappeared from my sight, collapsed on the ground cleanly emitting a violent thud. We took them to the infirmary in a hurry, fearing the worst, only to discover that they were only passed out and, except for a small head injury due to their fall, nothing else afflicted them. We heaved a sigh of relief and went back to work.

We were incredibly funny as we escorted them to the infirmary, with the bodies of the two unfortunate people stuck inside the carts so that they had a minimum of oxygen to breathe. The hardest part wasn't hitting them in, but picking them up once they got there. They weighed so much that we even had to get a helping hand from the guards watching us at the time. It was really strange to live a hilarious moment inside this opulent place of sadness and despair. The scene was so comical that, while I was trying to disengage them from the position in which they found themselves, I laughed, an almost hysterical laugh. Everyone turned to look at me, at which my laughter intensified instead of lessening. I was about to stop laughing, when one of the two guards who had set out to help us for too much effort in pulling out the two convicts gave up a fart. At that precise moment, while I was still trying to stifle my laughter, everyone present broke into a thunderous laugh. The room was filled with the laughter of each of the people who were inside, although the most intense came from the same author of flatulence, a nervous laugh caused by embarrassment.

I haven't laughed at that for a while now, and it really pleased me. The moment I and then all the rest of the participants exploded laughing, I completely removed the place I was in, I no longer thought of anything but laughing and the situation I was laughing at; I wasn't thinking about prison, about my pain or even about your absence. Unfortunately when the souls calmed down everything came to mind, like a violent collision. For a moment, very short but true, I felt freed from every burden, from each of those thoughts that torments me from the first day of incarceration.

It is said that "The smile is the best medicine", but never as today I have experienced that satisfying and healing feeling that with a good laugh, never as today have I had certain proof of this saying, never as today a situation as common as at times cruel how to laugh at someone else made me feel better about myself. Peace lies in small gestures, the temporary peace that I felt during that sincere and loud laugh I no longer know when it will still happen to me to try it in here.

Today was an atypical day, and I am really happy to have been able to live it to break the routine of depression and agony that linger inside the prison. So Jeff, my dear, laugh because I am sure that you too will feel better, less anxious and closer to me. We will soon laugh together again, but until then do not hold back, let off steam inside you in a powerful and intense laugh.

With a big smile and lots of love,

DG.

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